di Bernd Faas
In Germania sta per iniziare un piccolo boom economico grazie al massiccio arrivo dei rifugiati. Le previsioni parlano di un aumento del PIL nella misura dello 0,25%-0,40%, che tradotto in occupazione significa oltre 50.000 nuovi posti di lavoro.
Si stima che nel 2015 entreranno 850.000 persone, forse 1 milione, in cerca di asilo. Nel solo mese di settembre sono arrivati 225.000, principalmente dalla Siria, dell’Afghanistan e dall’Eritrea. Persone che devono essere registrate, che devono essere trasportate dai luoghi d’arrivo agli alloggi in tutta la Germania, che devono essere alloggiate, che devono mangiare e che devono essere assistite durante la procedura di richiesta d’asilo e d’integrazione.
Per organizzare l’accoglienza lo stato tedesco deve spendere, nel 2015, almeno 10 miliardi di Euro. Il rifugiato riceve 143 euro al mese in contanti nei primi i 3 mesi, mentre in seguito, se alloggiato in un appartamento, riceve fino a 359 Euro. La stragrande parte della spesa statale invece va alle aziende fornitrici di catering, prodotti di prima necessità, aziende edili e dell’artigianato e agli enti assistenziali che creano nuovi posti di lavoro per i residenti in Germania. Facendo tornare allo stato qualche miliardo in forma di tasse e contributi.
Dove si creano questi nuovi posti di lavoro
Insegnanti di tedesco: in tutta la Germania sono partiti corsi per insegnare velocemente il tedesco ai nuovi arrivati.
Centri per l’impiego: oltre 2.000 nuovi orientatori saranno assunti nei prossimi mesi per rilevare le competenze professionali dei rifugiati che, nel caso di riconoscimento, entro 3 mesi possono cercare legalmente lavoro.
Maestre d’asilo ed insegnanti di vari tipologia: oltre 80.000 bambini sono da inserire nei vari gradi del sistema educativo. Per riuscire a farcela, serve più personale d’insegnamento.
Interpreti e traduttori: per sbrigare l’iter burocratico e garantire l’inserimento sociale, serve personale che parla inglese, arabo, francese, afgano ed altre lingue.
Polizia: l’assunzione di 3.000 poliziotti per la gestione dell’accoglienza e la registrazione avviene entro i prossimi mesi.
Aziende di sicurezza privata: tutti gli alloggi collettivi sono sorvegliati da guardie private per evitare attacchi xenofobi, ma anche violenza tra le varie etnie presenti.
Catering: nei primi mesi, prima di essere smistati negli appartamenti, i rifugiati vivono in alloggi collettivi e i pasti vengono forniti dallo Stato.
Adeguamento degli alloggi: gli artigiani lavorano a pieno ritmo per attrezzare gli alloggi collettivi e per mettere a posto gli appartamenti affittati dai Comuni.
Trasporto: pullman e treni spostano le persone dalla Baviera verso tutti gli angoli della Germania del Nord. Servono autisti e personale di accompagnamento.
Psicologi: molti rifugiati, dai bambini agli adulti, provengono da zone di guerra e hanno subito traumi vari. Devono essere seguiti da psicologi per poter vivere di nuovo una vita serena.
Falegnami e operatori meccanici: vista la mancanza di alloggi, i Comuni stanno ordinando migliaia di container abitativi per dare una sistemazione dignitosa alle famiglie.
Operatori sociali: nell’espletamento della richiesta di asilo e nella vita quotidiana i nuovi arrivati vengono assistiti da operatori sociali.
Produttori di lenzuola, coperte e articoli casalinghi: le fabbriche (anche in Cina) lavorano senza sosta per far uscire i prodotti necessari all’allestimento degli alloggi.
Telefonia: la vendita di SIM in Germania ha fatto un balzo in avanti come quella degli smartphone, creando posti di lavoro nel commercio.
Chi mette a disposizione i nuovi posti
Al primo posto c’è naturalmente lo Stato che deve rafforzare gli organi di sicurezza ma anche i servizi per l’impiego e le scuole.
Seguono le grandi organizzazioni del Terzo Settore come la Caritas, la Diakonie e i tanti enti non profit che assistono i rifugiati per conto dello Stato.
Anche i Comuni devono assumere nei settori di assistenza sociale, anagrafe e servizi abitativi.
Poi troviamo le aziende attive nella produzione di cibi, di prodotti di prima necessità e di soluzioni abitative, oltre alle aziende di manutenzione della casa (impiantistica, elettricità, imbianchini, mobili ecc.).
Gli enti di formazione hanno bisogno di docenti e formatori per i corsi di lingua, di adattamento professionale e di avviamento al lavoro.
In poco parole: il rifugiato è un vero e proprio creatore di posti di lavoro superando nel risultato anche recenti programmi di incentivazione al consumo.
E ammorbidisce di sicuro l’effetto negativo dello scandalo Volkswagen sul mercato del lavoro.
03 ottobre 2015