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I punti deboli della candidatura di origine italiana

di Bernd Faas

Sono sempre più numerosi gli italiani che si candidano per posizioni qualificate all’estero. La maggior parte delle domande viene fatta per Paesi che hanno una lunga tradizione nella domanda di lavoro, vale a dire per Paesi dove si è sviluppata una vera e propria “arte” della candidatura.
Un’arte secondo la quale ogni singola domanda deve essere personalizzata: si sceglie tra un Curriculum Vitae tematico ed uno cronologico, si trovano punti di collegamento tra azienda e se stessi. Senza un lavoro accurato e paziente nel costruire la lettera di accompagnamento giusta e il CV adatto per la posizione, restano poche probabilità di reggere la concorrenza delle persone che si presentano come il mercato del lavoro locale richiede.
Nel carriera professionale italiana ci sono quasi sempre punti che risultano “deboli” ad uno sguardo straniero, perché la situazione italiana è diversa da quella inglese, tedesca o danese. Questi punti deboli che devono essere spiegati, limati o nascosti per evitare di finire subito nel cestino.

1. Carriera lineare o contorta: l’estero vuole dal lavoratore qualificato una carriera professionale dove la formazione acquisita porta direttamente al lavoro. Sono ammessi, dopo la conclusione del percorso formativo, pochi mesi di “lavoretti” senza attinenza con il titolo d studio. Ma se i lavori diventano 3 o 4 nell’arco di un anno, il selezionatore ritiene la formazione non più credibile al 100%. In più si chiede se la persona sa veramente cosa vuole (un selezionatore inglese o francese si basa nel suo lavoro sul mercato del lavoro nazionale, dove è meno diffusa la necessità di dover accettare lavori senza collegamento con l’iter formativo).

2. Al Nord e nei Paesi anglosassoni si certifica tutto. Chi, come studente o lavoratore, frequenta un corso di lingua intende dare anche un esame riconosciuto in tutto il mondo (Cambridge, Toefl, Goethe, Dele, Dalf, ecc.). I datori di lavoro sono abituati ad avere la garanzia dell’esame di padronanza linguistica. Se il candidato italiano conosce bene la lingua ma non possiede la certificazione, ha una “credibilità” minore rispetto al concorrente certificato.

3. In molti Paesi europei l’azienda, per legge, deve dare al lavoratore uscente una referenza sulle mansioni svolte, sul grado di soddisfazione per il lavoro svolto e sull’inserimento aziendale con colleghi e capo. Cosa che si fa raramente in Italia. Nel mondo anglosassone esiste l’abitudine di indicare due numeri di telefono come referenza perché la nuova azienda chiama spesso quella vecchia per sentire la sua opinione sul lavoratore.

4. Un lavoratore qualificato che pianifica la propria crescita professionale, frequenta corsi di aggiornamento professionale, spesso pagati dall’azienda e svolti durante l’orario di lavoro. Indicarli nel CV conferisce alla persona un’immagine di impegno, responsabilità e preparazione al massimo. In Italia l’importanza di una formazione continua è ancora poco compresa e di conseguenza molti candidati si ritrovano scoperti nel rispettivo paragrafo del CV.

5. La candidatura all’estero deve essere mirata e personalizzata. È molto sconveniente che dalla lettera di accompagnamento si capisca che il candidato è disposto a fare di tutto. Quando il lavoro è qualificato, l’azienda cerca la persona che sa fare esattamente quel tipo di lavoro; non le interessa se sa fare anche mille altre cose.

6. Un’ulteriore debolezza di molte candidature sta nel fatto che non si conosce le differenze tra la candidatura in Germania, nel Regno Unito o altrove. Si pensa che “l’estero” significhi domanda identica, buona per tutti. Il primo passo deve essere sempre lo “studio” del mercato del lavoro e delle sue modalità.  Altrimenti si mette una fototessera dove non serve, si dimentica l’indicazione dello stipendio desiderato, non si traduce il voto della laurea oppure lo si indica in modo sbagliato.

 

L'Autore

Bernd Faas opera da oltre 20 anni nel settore della mobilità internazionale. La sua esperienza professionale riguarda l’orientamento, la preparazione e la realizzazione di attività nell’ambito di lavoro, stage, formazione e volontariato all’estero.